MERCOLEDI’ 14 FEBBRAIO – ORE 18:15
Giuseppe Cognetti presenta:
PROGRESSO E CIVILTA’: UNA PROSPETTIVA INTERCULTURALE
«Prometeo si rese colpevole perché portò coscienza, sapere e tecnica agli uomini abbandonati che Zeus voleva mandare in rovina. L’uomo occidentale trovò il senso della propria origine nella ribellione di Prometeo che, anche se incatenato alla roccia, non viene meno a sé stesso, ma è capace di una voce d’accusa che conquista nello smisurato dolore dell’impotenza, e che non abbandona la violenza finché la divinità non muta disposizione, ed egli non si sente disposto a riconciliarsi nell’abbandono.»
Karl Jaspers
«Il fatto di soffrire, la realtà dell’angoscia umana, [nei Veda] viene accettato semplicemente, come un dato di fatto, come qualcosa con cui bisogna aver a che fare, sia riguadagnando la felicità e l’equilibrio perduti, sia trascendendo totalmente la dolorosa condizione umana.»
Raimon Panikkar
Per il terzo incontro di Cultural Landscapes apriamo una porta nuova, che prosegue riannodando i filoni che già abbiamo seguito finora (filosofia, psicanalisi, esame del mondo moderno) sotto il segno della filosofia interculturale, cioè di una filosofia che si metta in ascolto e dialogo attivo con culture differenti dalla nostra e non si limiti a una semplice comparazione. Abbiamo deciso di proseguire il nostro percorso di analisi e discussione aprendoci al confronto con il vasto mondo dell’Oriente, che tanto affascina l’uomo contemporaneo, partendo da un dato contradittorio e irrazionale del nostro vissuto quotidiano.
La società contemporanea vive un paradosso, un coesistere di due spinte opposte e antitetiche. Da un lato, l’idea di “progresso”, uno smisurato ottimismo nei riguardi della scienza e della tecnica, che corrono a velocità sempre maggiori, e con cui si ritiene di potere risolvere molti, se non tutti, i numerosi problemi del mondo in cui viviamo. Società, interiorità, relazioni: niente sembra essere immune e non intaccato da questa grande ottimistica corsa in avanti.
Accanto a questa visione della realtà, però, nel cuore umano ne emerge un’altra, di pari intensità e forza, di carattere contrario: uno smisurato pessimismo, un diffuso senso d’impotenza, la netta sensazione che il mondo delle macchine abbia oramai schiacciato e ridotto a ben poca cosa l’uomo. Nasce così un pessimismo parossistico: si pensa sia impossibile mutare oramai il corso degli eventi e della storia, ma solo subire impotenti lo sfacelo del mondo materiale e spirituale. Si assiste così al disfacimento della terra, alla devastazione della cultura, all’atomizzazione della società sentendole come inevitabili e terribili allo stesso tempo.
La dura gabbia della razionalità di cui, in modo solo apparente, è composto il mondo moderno viene vissuta in modo angusto e a sua volta produce un rinnovato, e spesso sottilmente disperato, interesse per la “spiritualità”, di cui tanto si sente il bisogno quanto se ne ignora senso e contenuto. Assistiamo ogni giorno ad un’apparente apertura a culture lontane, nel tempo e nello spazio, ma con poco o nessuno sforzo per davvero comprenderle nel profondo e ascoltare il diverso che portano in sè.
Così, ad esempio, abbiamo lo Yoga trasformato in ginnastica per Occidentali, il cristianesimo ridotto ad un semplice moralismo pietistico ed il diffondersi incontrollato di mille superstizioni confuse e deliranti. Presenti anche, e forse a maggiore ragione, in persone dotate di grande intelligenza e capacità.
Una grande tristezza investe il cuore dell’uomo contemporaneo, lacerato senza saperlo. “Durante la vita che è come la rugiada, / rendiamo bella la nostra dimora preziosa. / Ma quando soffia il vento dell’impermanenza / i fiori si spargono al suolo.” recita un antico poema del Buddhismo giapponese, e mai delle parole così lontane sono capaci di descriverci così da vicino.
Se guardiamo alla storia, notiamo che non sempre è stato così, al contrario in tempi ben più duri e caotici, gli uomini erano capaci di guardare con occhi diversi e vivere diversamente l’aspra realtà del mondo e che quanto consideriamo oggi come certo, definitivo e stabile è in realtà frutto di poco più due secoli di storia Occidentale. E quanto c’era prima, o altrove?
Come mai accade tutto questo? Che relazione c’è fra tutti questi fenomeni? E come possiamo conservare le preziosissime acquisizioni materiali e tecniche del mondo moderno senza per questo rinunciare a quanto di prezioso c’è nella vita umana?
Giuseppe Cognetti, alfiere della filosofia interculturale, cioè di una filosofia capace di mettersi in ascolto e dialogare con il diverso, di gettare ponti e creare aperture e legami, dialogherà con il pubblico cercando di trovare il bandolo di questa matassa, proponendo un punto di vista nuovo, capace di andare al di là di queste contraddizioni e dare un’idea più chiara, tramite la preziosa mediazone del tesoro conservato nella tradizione della civiltà Orientale, con l’ausilio anche di autori Occidentale che sono stati capaci di aprire il loro cuore a realtà diverse, come Raimon Pannikar, che spese la vita nell’instaurare un dialogo fra la tradizione occidentale, compreso il discorso scientifico, ed orientale o Renè Guenon, che per primo, agli albori del ventesimo secolo, portò con l’ausilio dell’esperienza diretta, il cuore dell’Oriente in Occidente.
Non tutto è perduto e forse lo spazio della speranza è più negli interstizi del mondo che viviamo qui e ora, che in un altrove distante e fantasioso…
L’AUTORE
Giuseppe Cognetti insegna Storia della Filosofia e Filosofia Interculturale Contemporanea presso l’Università di Siena. Oltre a vari studi sulla filosofia tedesca dell’Ottocento, sull’esoterismo e sul dialogo interculturale, ha pubblicato i volumi La dimensione del Cuore (Firenze 1993), L’Arca perduta (Firenze 1996), Oltre il nichilismo (Milano 2003), La pace è un’utopia? La prospettiva di R. Panikkar (Soveria Mannelli 2006), L’età oscura (Milano, 2014), Con un altro sguardo. Piccola introduzione alla filosofia interculturale (Roma 2015), Per un nuovo umanesimo (Milano 2016). Ha diretto un Master sulla formazione al pluralismo religioso, è consigliere dell’ASFER (Associazione per lo Studio del Fenomeno Religioso), ha organizzato convegni nazionali e internazionali sul dialogo interculturale e interreligioso; dal 2009 è vicepresidente del CIRPIT (Centro Interculturale Raimon Panikkar) e membro della Direzione della Cirpit Review. Esperto di discipline orientali, conduce da anni a Siena un Laboratorio di didattica Yoga e Tai Chi Chuan associato ai suoi corsi ed è insegnante dell’ITCCA (International Tai Chi Chuan Association).
Evento su Padova Oggi: http://www.padovaoggi.it/eventi/cultural-landscapes-grind-house-14-febbraio-2018.html
CONOSCIAMO L’AUTORE CON QUALCHE SUO ARTICOLO ED INTERVISTA
Intervista a Giuseppe Cognetti. Vengono trattati i concetti di dialogo interculturale, la pace, il dialogo inter-religioso, la tollerenza, il rapporto dell’uomo con la sua interiorità e molto altro ancora! Consigliatissima.
Piccola presentazione del volume “l’età oscura” che tratta, in parte, quanto affronteremo lungo l’incontro:
Video con alcune riflessioni di Raimon Panikkar sull’attuale età tecnologica.
Video di presentazione della filosofia interculturale, a opera di uno dei suoi massimi esponenti, il padovano Giangiorgio Pasqualotto, amico e collaboratore di Cognetti.