CULTURAL LANDSCAPES. MARCO FERRARI PRESENTA: UNA POLITICA DELL’IMPOSSIBILE. RIPENSARE LA POLITICA A PARTIRE DA JACQUES LACAN. – MERCOLEDI’ 16 GENNAIO ORE 20:30

E’ possibile ascoltare la registrazione di quest’incontro! Seguite questo link per raggiungere la pagina in cui è contenuta.

CULTURAL LANDSCAPES. MARCO FERRARI PRESENTA: UNA POLITICA DELL’IMPOSSIBILE. RIPENSARE LA POLITICA A PARTIRE DA JACQUES LACAN.

Mercoledì 16 gennaio
Ore 20:30

“Ecco il grande errore di sempre: immaginarsi che gli esseri pensino ciò che dicono.”

“Un soggetto normale è essenzialmente uno che si mette nella posizione di non prendere sul serio la maggior parte del proprio discorso interiore.”

“L’oggetto della psicoanalisi non è l’uomo, è ciò che gli manca”.

Jacques Lacan

Dopo l’ottimo incontro con Romano Madera, Cultural Landscapes continua a nutrirsi dell’incontro fra filosofia e psicanalisi radicata nella contemporaneità e nella comprensione del sociale. Dopo aver ascoltato e discusso il punto di vista che nasce da l’intersezione di Marx, Nietzsche e Jung di Romano Madera, è la volta di un altro grande teorico del ventesimo secolo, dalla vastissima influenza oltre la psicanalisi stessa (letteratura, cinema, filosofia, antropologia), Jacques Lacan! Pensatore particolarissimo, nato da un ben preciso contesto storico-culturale (figlio del surrealismo, lo strutturalismo, il clima socio-politico francese ed europeo di quegli anni e via discorrendo) e al contempo dalla portata cosmopolita, ben capace di andare oltre le sue radici, spesso paradossale ed imprevedibile, mai banale, tanto nella vita quanto nell’opera. In pieno stile Grind House, abbiamo deciso di dare spazio a un lato del pensiero e opera lacaniana di solito un po’ in ombra: l’analisi della società e della politica e l’intreccio fra psicanalisi e società stessa.
Per l’occasione, daremo spazio a un giovane e brillante nome padovano, Marco Ferrari, che ha accettato di farci compagnia. Ascoltiamo la sua presentazione all’incontro:

“Ma che altro ho mai studiato […] se non le molle e i meccanismi del potere?”. Questo avrebbe una volta affermato Jacques Lacan in uno scambio con Jean Lacouture, secondo quanto riportato da Elisabeth Roudinesco. Non si pretende, ovviamente, di dare una valenza più che aneddotica a questa affermazione, se pure è stata davvero pronunciata; forse, però, può spiegare perché l’uomo Lacan e, in seguito, il suo pensiero abbiano attirato l’attenzione di moltissimi filosofi e teorici della politica; e perché, all’inverso, le innumerevoli scuole lacaniane siano sempre state particolarmente sensibili a questioni di natura politica, a partire dalle discussioni intorno allo statuto e alla funzione della psicoanalisi stessa, sino alle analisi dei legami sociali fondamentali, del loro indebolimento e delle loro trasformazioni.

Quanto si cercherà di fare all’interno di questo momento di discussione sarà allora provare a spiegare in che modo un esame della psicoanalisi lacaniana possa rivelarsi utile per interrogare la politica – in una direzione radicalmente differente da quella inaugurata, per esempio, dal freudo-marxismo – e, nello specifico, quel particolare modo di intendere la politica, fondato sui concetti di sovranità e rappresentanza, che si è prodotto con l’avvento della modernità.
Al contempo, si proverà a evidenziare come la medesima interrogazione della riflessione di Lacan possa fornire strumenti utili per pensare la politica in un modo differente rispetto a come la si è pensata, grossomodo, negli ultimi due secoli e che proprio nel confronto radicale con la propria impossibilità sia in grado di trovare la sua principale ragion d’essere.

“È questo il gesto fondamentale della conquista del reale: dichiarare che l’impossibile esiste. Un uomo politico, un tempo celebre, ha detto che la politica è l’arte del possibile, ma è chiaro che è l’arte dell’impossibile, almeno se si tratta di politica reale. L’arte del possibile è la politica come parvenza. Che ha i suoi vantaggi, perché promette di risparmiare la distruzione. Ma se volete la politica in quanto politica del reale, bisogna affermare l’esistenza dell’impossibile, e ciò può avere delle conseguenze nefaste sulla formalizzazione di cui è l’impossibile proprio.” (A. Badiou, Alla ricerca del reale perduto, p. 31).

L’AUTORE

Nato nel 1992, Marco Ferrari è un dottorando borsista in Filosofia politica e Storia del pensiero politico presso l’Università degli Studi di Padova. Organizzatore e relatore in numerosi convegni e incontri di rilievo, si è occupato tanto di autori classici come Hegel, Schelling o Kant quanto contemporanei, come Badiou, Foucault, Deleuze, Guattari. E’ particolarmente esperto di psicanalisi, antipsichiatria e filosofia politica moderna.
Ha tradotto e pubblicato saggi come “Il desiderio della filosofia” (con P. Cesaroni e G. Minozzi), in “A. Badiou, L’essere e l’evento” (a cura di P.
Cesaroni, M. Ferrari, G. Minozzi) (Mimesis, Milano-Udine 2018).

Coordina inoltre Nouages. Seminario di filosofia e psicoanalisi presso l’Università degli Studi di Padova.

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