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UMBERTO CURI PRESENTA: POLEMOS. CONFLITTO, CONOSCENZA E SOCIETÀ.
GIOVEDÌ 22 NOVEMBRE – ORE 18:45
“Carl Schmitt […] riprendendo l’affermazione di Clausewitz secondo la quale appunto la guerra non è che “la continuazione della politica con altri mezzi”, giungeva a conclusioni ancora più estreme sostenendo che la guerra è addirittura l’essenza o il presupposto della politica. Carl Schmitt in qualche modo configurava la relazione tra guerra e politica come una sorta di circolarità sulla base della quale a periodi di guerra, e cioè, per ricondurci alla definizione che davamo prima, a periodi di soluzione violenta dei conflitti, succedono fasi di soluzione pacifica dei conflitti, che sono appunto fasi di politica.”
Umberto Curi
Il Grind House è felice di riaprire Cultural Landscapes, il suo ciclo di incontri culturali, iniziato con successo l’anno scorso, con un’ospite ed un tema di prima caratura: Umberto Curi tratterà infatti la relazione fra dialettica, politica e violenza.
Al contrario di quanto si possa comunemente pensare, infatti, un’impostazione “pacifista” è più o meno assente nel lungo percorso della cultura Occidentale, autori di primo piano come Platone, Hobbes, Hegel o Schmitt hanno considerato la guerra ed il conflitto come un qualcosa di ineliminabile, pur riconoscendo la sua carica distruttiva.
Anche in ambito prettamente culturale l’opposizione e il contrasto sono stati riconosciuti come momenti inevitabili del percorso di sviluppo e maturazione di idee ed individui. Eraclito diceva infatti “Polemos (la guerra) è il padre di tutte le cose” sottolineando così da un lato la complementarietà fra i diversi ed il loro scontro, in bilico fra gli opposti dell’integrazione e disgregazione.
Nella contemporaneità riviviamo in forma amplificata ma anche molto differente queste antiche relazioni. Di fronte a fenomeni completamente nuovi, come il terrorismo, figlio della trasformazione profonda e della sproporzione che è propria della morfologia della guerra, la disgregazione dei partiti politici tradizionali, la crisi delle forme di rappresentanza classica e l’emergere di nuove forme figlie anche della paura e della mancata risoluzione di problemi a lungo ignorati, e i mutamenti innescati dall’espansione tecnologica e dall’esplosione delle disuguaglianze, diviene indispensabile interrogarsi sulla genesi e sul senso di quanto accaduto e cercare di adoperarsi affinchè “il mondo sia più giusto oggi, per avere la pace domani”.
L’AUTORE
Umberto Curi, dopo aver conseguito la laurea (1964) e successivamente la specializzazione (1967) in filosofia, nel 1971 consegue la libera docenza in Storia della filosofia moderna e contemporanea. Dal 1986 è professore ordinario di Storia della filosofia presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Padova, presso la quale ha presieduto anche il corso di laurea in Filosofia, dal 1994 al 2008. Ha diretto per oltre vent’anni la Fondazione culturale “Istituto Gramsci Veneto” ed è stato anche per un decennio membro del Consiglio Direttivo della Biennale di Venezia.
Formatosi alla scuola di Carlo Diano, Marino Gentile e Paolo Bozzi, in una posizione comunque di spiccata indipendenza, all’incirca all’inizio degli anni settanta incontra Massimo Cacciari. A partire da quel topos, si avvia un sodalizio estremamente solido e fecondo, all’insegna di una comune ricerca del nuovo, e di un impegno teoretico rigoroso, che va oltre il piano strettamente scientifico, in direzione di una partecipazione civile e politica mai assorbita dentro gli schemi dell’ortodossia, ispirata alla massima autonomia del lavoro intellettuale.
Il lungo lavoro di ricerca di Curi si articola in più fasi, che vanno dall’interesse per la fenomenologia all’analisi del pensiero marxiano (nel quadro di una forte valorizzazione filosofica della critica dell’economia politica).
Nella sua più matura attività di ricerca, si possono individuare tre fondamentali linee di indagine: la riflessione sul nesso politica-guerra e sulla nozione teoretica di polemos, lungo la linea che congiunge Eraclito a Martin Heidegger; la valorizzazione della narrazione, sia intesa come mythos, sia concepita come opera cinematografica; la meditazione su alcuni temi fondamentali dell’interrogazione filosofica, quali l’amore e la morte, il dolore e il destino.
Fra le numerose opere pubblicate, segnaliamo: La linea divisa. Modelli di razionalita’ e pratiche scientifiche nel pensiero occidentale (1983), La politica sommersa. Per un’analisi del sistema politico italiano (1989), La cognizione dell’amore. Eros e filosofia (1997), Pensare la guerra. L’Europa e il destino della politica (1999), Pólemos. Filosofia come guerra (2000), Endiadi. Figure della duplicità (2000), La forza dello sguardo (2004), Un filosofo al cinema (2006), Meglio non essere nati. La condizione umana tra Eschilo e Nietzsche (2008), I figli di Ares. Guerra infinita e terrorismo (2016).